

Il Cammino della Musica
15 Giugno 2023 @ 21:00
| €10Andrea Bacchetti pianoforte
I Solisti di Milano Classica
Eleonora Matsuno e Ida Di Vita, violini
Jamiang Santi e Claudia Brancaccio, viole
Cosimo Carovani e Fabio Mureddu, violoncello
Massimo Clavenna, contrabbasso
Programma
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
da “Clavicembalo ben temperato”, libro II:
IX – Preludio e fuga a 4 voci in mi maggiore BWV 878
XIV – Preludio e fuga a 3 voci in fa diesis minore BWV 883
XX – Preludio e fuga a 3 voci in la minore BWV 889
I – Preludio e fuga a 3 voci in do maggiore BWV 870
Joseph Haydn (1732-1809)
Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra, Hob. XVIII/11
I – Vivace
II – Un poco Adagio
III – Rondo all’Ungarese. Allegro assai
Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893)
Sestetto per archi in re minore, op. 70 “Souvenir de Florence”
I – Allegro con spirito
II – Adagio cantabile e con moto
III – Allegretto moderato
IV – Allegro con brio e vivace
È davvero di un cammino quello che ci viene proposto in questo interessantissimo programma;
un cammino che si snoda fra alcuni dei punti di riferimento del paesaggio musicale occidentale. Sono prospettive diversissime, per stile, genere, organico; e tuttavia, insieme, concorrono a creare quell’orizzonte in cui l’intera musica occidentale si muove. Si parte da Bach, punto di riferimento imprescindibile per la nostra cultura musicale, e dal suo Clavicembalo ben temperato, serie di 24+24 Preludi e fughe in tutte le tonalità maggiori e minori.
Come esemplificato dalla scelta qui proposta, tratta dal secondo libro, la varietà di ispirazione sottesa alla creazione bachiana è immensa, e l’intera gamma delle emozioni, degli affetti, delle tecniche esecutive viene esplorata senza lasciar nulla di intentato.
Il Concerto in re maggiore di Haydn è invece una composizione molto coesa e coerente al proprio interno, in cui alcuni dei tratti tipici del musicista, ossia la sua solarità, ironia, garbo ed eleganza, emergono in modo netto e preponderante.
All’apertura cantabile del primo movimento e alla dolcezza del secondo risponde la brillante vivacità del terzo, scritto nello stile “ungherese”: Haydn, a lungo impiegato dalla famiglia nobiliare Esterházy, aveva un’esperienza di prima mano della musica popolare ungherese, e seppe sfruttarne le caratteristiche più attraenti per coinvolgere l’ascoltatore in un’esperienza luminosa.
E se l’esotismo di Haydn guardava a Est, a quell’Ungheria così vicina all’Austria ma anche così diversa,
“esotica” per Čajkovskij era l’Italia, che visitò nel 1890 trascorrendo mesi piacevoli vicino a Firenze, mentre componeva La Dama di picche.
Il Souvenir de Florence che compose ricordando quell’esperienza ha tuttavia ben poco di “italiano”, se si esclude una dirompente forza melodica (tratto che per Čajkovskij caratterizzava l’“italianità” in musica) che però ha una matrice tipicamente slava. Presentato in un’esecuzione semipubblica nel 1890, alla presenza di Glazunov e Ljadov (che non ne furono entusiasti), il Sestetto, revisionato in accordo con le loro osservazioni, ricevette la sua forma definitiva due anni dopo, e, da allora, è entrato stabilmente nel repertorio grazie alla sua dirompente vitalità.