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22 Giugno
Omaggio a Milstein

Alessio Bidoli, violino
Luigi Moscatello, pianoforte

Giuseppe Tartini (1692-1770) / Fritz Kreisler (1875-1962)
Sonata in sol minore per violino e basso continuo B. g5
“Il trillo del diavolo”
I – Larghetto affettuoso
II – Allegro
III – Andante
IV – Allegro
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte n. 8, op. 30 n. 3
I – Allegro assai
II – Tempo di Minuetto
III – Allegro vivace
Camille Saint-Saëns (1835-1921)
Sonata in re minore per violino e pianoforte n. 1, op. 75
I – Allegro agitato
II – Adagio
III – Allegretto moderato
IV – Allegro molto
Maurice Ravel (1875-1937)
Tzigane, Rapsodie de concert M. 76

Nathan Milstein (1903-1992) fu uno dei più leggendari violinisti del Novecento. Di origine ebraica e nato a Odessa (Ucraina), fu bambino prodigio ed erede della grande scuola violinistica russa, nonché dei “segreti” di Eugène Ysaÿe, celebre violinista e compositore. Formò un duo acclamatissimo con il grande Vladimir Horowitz, con il quale effettuò grandi tournées negli anni Venti del Novecento, esattamente un secolo fa. Suonò con musicisti il cui nome oggi è leggenda, fra cui Stokovskij, Zandonai, Monteux, Szell, Mehta e molti altri.
Alla memoria di Milstein è dedicato questo concerto, un vero e proprio inno al virtuosismo strumentale inteso nel senso più ampio e più alto: non solo abilità tecnica, ma anche e soprattutto padronanza della musicalità e dell’espressività. Entrambe si trovano nel celeberrimo Trillo del diavolo, Sonata composta dal musicista istriano Giuseppe Tartini nel Settecento e poi rielaborata, per aumentarne ulteriormente l’aspetto spettacolare, dal virtuoso Fritz Kreisler. Al cuore della Sonata, il “trillo” attesissimo dal pubblico – in realtà un tremolo di grande complessità, che, secondo il compositore, gli sarebbe stato suggerito in sogno da un violinista diabolico.
La Sonata n. 8 di Beethoven fa parte della seconda triade di Sonate da lui dedicata al duo violino e pianoforte: la terza di esse, eseguita questa sera, è un capolavoro di ironia, giocosità, brillantezza e solarità, in cui ormai il modello mozartiano sembra tramontato e l’ancor giovane compositore ha già conquistato pienamente uno stile “proprio”, sebbene ancora privo di quella drammaticità che caratterizzerà molta della sua produzione successiva.
Scritta in quattro movimenti, ma in realtà strutturata in due coppie di due movimenti allacciati fra loro ed eseguiti senza soluzione di continuità, la Prima Sonata dedicata da Camille Saint-Saëns al violino è un intreccio di allusioni al passato e ai grandi maestri che l’hanno preceduto (in primis Brahms, presente in filigrana), ma anche un perfetto connubio fra lirismo e cantabilità da un lato, arduo virtuosismo e complessità esecutiva dall’altro. Una ricca tavolozza di sentimenti si dispiega sotto la penna del compositore e l’arco e le dita degli strumentisti, garantendo un’esperienza d’ascolto mozzafiato.
Infine, ma non da ultimo, la Tzigane di Ravel trasporta in un mondo a sé, fatto di esotismo – con l’allusione al patrimonio di brillantezza, estro, fantasia e linguaggio musicale della tradizione gitana – e di colori ugualmente debitori alla storia del repertorio e alla creatività postimpressionistica del compositore, che, ancora una volta, si dimostra abilissimo nell’appropriarsi di stilemi appartenenti ad altri linguaggi musicali trasformandoli in modo personalissimo in qualcosa di assolutamente proprio. Si tratta quindi di una degna conclusione di un programma da concerto coinvolgente e di un omaggio alla grande scuola violinistica.