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13 Luglio
Lieder, Amori, Viandanti

Giovanni Doria Miglietta, pianoforte

Franz Schubert (1797-1828) / Franz Liszt (1811-1886)
Otto Lieder trascritti per pianoforte:
Du bist die Ruh, D. 776 (S. 558/3)
da Die schöne Müllerin, D. 795: Das Wandern (S. 565/1)
da Schwanengesang, D. 957: Aufenthalt (S. 560/3)
da Die schöne Müllerin, D. 795: Wohin (S. 565/5)
Der Wanderer, D. 489 (S. 558/11)
Gretchen am Spinnrade, D. 118 (S. 558/8)
da Schwanengesang, D. 957: Der Doppelgänger (S. 560/12)
Ständchen von Shakespeare, D. 889 (S. 558/9)

Franz Schubert (1797-1828)

Wanderer-Fantasie op. 15, D. 760 (S. 565a)
I – Allegro con fuoco ma non troppo
II – Adagio
III – Presto
IV – Allegro
dagli Impromptus op. 90, D. 899
n. 2 in mi bemolle maggiore – Allegro (S. 565b/1)
n. 3 in sol bemolle maggiore – Andante mosso (S. 565b/2)

Sergej Rachmaninoff (1873-1943)

Dagli Études-Tableaux, op. 39
n. 5 in mi bemolle minore – Appassionato

Franz Schubert è giustamente considerato come il maestro assoluto
della Liederistica, ossia di quel repertorio di musica vocale da camera
che richiede una vocalità e un approccio al testo totalmente diverso
rispetto all’opera. Al posto di virtuosismo, brillantezza, potenza di
emissione, i Lieder richiedono articolazione, definizione del dettaglio,
sfumature espressive infinite. Mentre l’opera è per un grande pubblico, il Lied
è primariamente per chi lo suona, quasi in un colloquio con se stesso.
Anche se l’estetica di Franz Liszt era tutto sommato molto più prossima a
quella operistica (sebbene in ambito strumentale) che a quella liederistica,
egli fu sempre affascinato dalla figura di Schubert, e ne trascrisse numerosi
brani, fra cui una cospicua serie di Lieder. Il pianoforte di Liszt viene sfidato
quindi a evocare sia la cantabilità e l’intensità del solista vocale, sia il tessuto
pianistico originale composto dallo stesso Schubert. Fra i brani presentati
in questo concerto, che sono alcuni fra i più celebri e belli dei Lieder
schubertiani, Der Wanderer è uno dei più iconici, in quanto ci presenta la
figura del viandante, simbolo essenziale del romanticismo tedesco e in
particolare dell’estetica schubertiana. È un viandante in cerca dell’assoluto e
dell’infinito, e perciò sempre, per definizione, in cammino.
Altri Lieder rimandano potentemente alla grande letteratura che li ha ispirati,
come la celeberrima Serenata (Ständchen) da Shakespeare e Margherita
all’arcolaio (Gretchen am Spinnrade) da Goethe.
Liszt rielaborò anche due celebri Improvvisi di Schubert: il n. 3 dell’op. 90, a
sua volta scritto (già nell’originale schubertiano) nella forma di una romanza
senza parole, e il n. 2, virtuosistico e brillante. Gli interventi di Liszt aumentano,
come spesso accade, la complessità dell’originale, e “modernizzano” la
scrittura di Schubert.
Ancora più interessante è la versione di Liszt della Wanderer-Fantasie, il
brano pianistico assolutamente più virtuosistico di Schubert – e che anzi
spesso stupisce proprio per la sua atipicità; esso si basa sul tema del Lied Der
Wanderer, elaborato energicamente nei movimenti estremi, ma ridotto alla
sua sconsolata desolazione nel secondo tempo, in cui davvero il Viandante
sembra dire: “La felicità è là dove tu non sei”.
Completa il programma un intenso Etude-Tableau di Sergej Rachmaninov,
erede di Liszt per il virtuosismo pianistico e di Schubert per l’appassionato
melodismo dei suoi temi.